La Confraternita

L’edificio era in origine un piccolo oratorio intitolato a Santa Maria di Piè di Grotta. Placido Samperi nella sua “Iconologia della Gloriosa Vergine Maria” spiega che il quadro venerato nella chiesa raffigurava la Madonna della Pietà, ossia la Madonna col figlio morto nelle braccia, dinanzi alla grotta del suo sepolcro. Anche la Confraternita sorta per coltivare la devozione in quella chiesa, portava il titolo della Madonna di Piè di Grotta.  I religiosi Mercedari ingrandirono la chiesa e collocarono sull’altare Maggiore una bellissima immagine raffigurante l’apparizione della Madonna a S. Pietro Nolasco e a S. Raimondo di Pennafort, fondatori dell’Ordine dei Mercedari per la redenzione degli schiavi. È per questo che a poco a poco venne dimenticato l’antico titolo di “PIE’ DI GROTTA”, il quale fu sostituito da quello della MERCEDE, in onore, appunto dei mercedari.

Dopo la distruzione a causa del terremoto, nel 1908, la chiesa (nell’immagine a sinistra) fu ricostruita nel 1934  su progetto degli ingegneri confrati Raffa e Palmeri, i quali prestarono gratuitamente la loro opera, facilitando così il compimento della costruzione. L’edificio, di modeste dimensioni (156 metri quadrati) e di architettura molto semplice, presenta un gradevole prospetto delimitato da due torri campanarie.

I religiosi ingrandirono la chiesa e di fatto contribuirono a mutarne il titolo introducendo il culto della Madonna della Mercede. Dotarono la chiesa anche di una statua della Madonna, la bellissima “Vergine Spagnola”, che si portava in processione per la città nella mattinata di Pasqua e la si faceva incontrare in piazza Duomo con la statua del Figlio Risorto, a celebrare la vittoria di Cristo sulla morte, mentre il popolo tripudiava al suono di trombe e di tamburi e al rimbombo dello sparo di mortaretti.

La chiesa, affidata alla Confraternita Maria S.S. della Mercede in S. Valentino che la tiene con molto decoro, conserva ancora oggi l’antico e pregevole quadro di Santa Maria di Piè di Grotta (nella foto, a destra). Valutata la forte valenza artistica e devozionale, l’Archeoclub di Messina ha finanziato il suo restauro e si trova esposta in chiesa.